Arcangelo Galante
- 10/08/2020 11:52:00
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La lettura del testo mi ha ricordato una cantante libanese, che diceva: O amore di Beirut O amore dei giorni Ritorneranno, o Beirut I giorni ritorneranno” (Fairouz, Hawa Beirut)! E il poeta narra l’esperienza sentimentale, sgorgata in una terra, contraddittoria, giacché similmente bella e accogliente, come i ricordi descritti, i quali gli hanno però lasciato strascichi di pensieri concitati e variopinte emozioni. Salienti i riferimenti geografici di Al Hamra, città vecchia di 400 anni, nonché di Ghazīr, villaggio del Monte Libano, situato a una trentina di chilometri a nord di Beirut, con sensazioni di sapori tipici locali, a partire dalla bevanda alcolica detta arak, apprezzata nella Mezzaluna fertile e diffusa in Libano, Siria, Iraq, Giordania, Palestina e in Israele, per proseguire con il diffusissimo kebab, la musica, l’ospitalità gradita e altre descrizioni che delineano il pathos dell’autore e i gusti appartenenti persino all’anima propria. Quindi, facile non deve essere stato, aver lasciata una terra, avvertita anche come luogo di appartenenza.
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